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Attuale

Spianare la strada a suon di misure: Nonostante l’eccellenza del suo operato,
Comibit SA rimane con i piedi per terra.

06.09.2018

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La maggior parte di noi lo ha già avuto sotto i piedi o sotto le ruote: l’asfalto di Comibit SA. Che siano autostrade, strade di montagna o stretti vicoli di quartiere, con poco o tanto traffico – il produttore di asfalto ticinese ha la miscela adatta a qualsiasi esigenza e richiesta della committenza.

La Comibit SA presta grande attenzione all’efficienza energetica in produzione e a un utilizzo sostenibile delle risorse.

Consulenza in azienda: Nerio Martignoni, direttore, con Linda Evjen, consulente dell’AEnEC.

Nel pieno rispetto delle norme e dei requisiti di qualità, Comibit SA è in grado di predisporre in brevissimo tempo circa 200 ricette diverse per la propria clientela. Questo perché il materiale necessario alla produzione, come sabbia e pietrisco, viene stoccato a caldo in appositi silo situati all’interno del perimetro aziendale che, grazie al cosiddetto principio Hot Stock, lo rendono pronto all’uso 24 ore su 24 – a fronte di un ingente consumo di energia. Di attività ad alto dispendio di energia se ne intende Nerio Martignoni: da oltre dieci anni gestisce l’impresa prestando grande attenzione all’efficienza energetica in produzione e a un utilizzo sostenibile delle risorse. Ad aiutarlo in tale intento c’è la consulente dell’AEnEC Linda Evjen.

Dalla cava alla strada

Per produrre nuovo asfalto occorrono due cose: la materia prima – sabbia, pietrisco e farina di roccia (filler) – e il bitume, che funge da legante. Le materie prime vengono acquistate da Comibit SA dalla Svizzera interna, da un lato, e dall’Italia, dall’altro. In cava il materiale viene frantumato e vagliato, eventualmente lavato e classificato in base alla granulometria. Ogni giorno, a Taverne arrivano dai 30 ai 40 camion: una volta scaricati, gli aggregati passano in un tamburo, dove vengono riscaldati con un bruciatore ed essiccati. «È importante che prima della produzione il materiale sia completamente asciutto», spiega Martignoni. «Affinché sia utilizzabile anche all’istante per i nostri clienti, viene stoccato a caldo». Il committente stabilisce quantità, tipo di miscela e finalità d’uso, dopodiché – a seconda di quanto richiesto – nel miscelatore il materiale viene addizionato con bitume, che funge da legante. A bordo di camion l’asfalto finito, rovente, arriva in cantiere a una temperatura di circa 160 gradi centigradi. Lì viene posato, rullato e lasciato raffreddare all’aria. Dopo mezza giornata la nuova pavimentazione stradale è percorribile.

Parola d’ordine: Calore

Tutto ciò che dev’essere riscaldato necessita di energia. Ben il 90 per cento dell’energia utilizzata dall’impresa è destinato al riscaldamento delle materie prime. Ma anche il bitume, proveniente da raffinerie tedesche, olandesi o italiane, dev’essere mantenuto ad alte temperature: per farlo, in passato l’azienda consumava enormi quantità di nafta. «In collaborazione con l’AEnEC abbiamo completamente trasformato questo processo, tanto che oggi funziona a energia elettrica», afferma Martignoni. E ne vale la pena: «Dopo che il primo serbatoio di bitume è passato al riscaldamento elettrico, abbiamo effettuato alcune misurazioni e confrontato il nuovo con il vecchio impianto», ricorda Evjen. «Il risultato è stato impressionante: le pompe del vecchio impianto, riscaldate ancora con olio termico, consumavano da sole tanta corrente quanto l’intero nuovo serbatoio di bitume a riscaldamento elettrico. Questa conversione è chiaramente una delle principali misure adottate da Comibit SA».

Fiore all’occhiello della nazione nel riciclo

La trasformazione sicuramente più importante di Comibit SA è stata, nel 2012, con l’installazione di un nuovo tamburo parallelo per il riciclo denominato RAH 100 sviluppato dalla ditta Ammann. Come altri settori energivori, infatti, anche i produttori di asfalto rivestono un ruolo importante come «smaltitori a livello nazionale», garantendo il riciclo dell’asfalto smantellato che viene riutilizzato per la produzione i nuovo conglomerato. «Non produciamo soltanto nuovo asfalto. Prendiamo anche molto sul serio il nostro ruolo di riciclatori», spiega Martignoni. Il tutto funziona così: Comibit SA riceve le croste bituminose e il fresato dai Comuni, dal Canton Ticino o dalle strade nazionali ogni qualvolta si riparano le strade o si demoliscono parcheggi. A differenza del calcestruzzo, infatti, in cui il legante all’aggiunta di acqua scatena una reazione chimica irreversibile, il bitume invecchia soltanto ed è riciclabile in toto. A seconda della situazione, al vecchio asfalto si aggiunge un additivo rigenerante per bitume, in modo tale da poterlo completamente riutilizzare. «Una sorta di anti-aging», scherza Martignoni. «Normalmente una miscela contiene già il cinque per cento circa di bitume, che per fortuna possiamo riutilizzare in buona parte, visto che il bitume, come derivato del petrolio, è costoso», spiega. Dal 2012 Comibit SA è riuscita persino a raddoppiare la propria attività di riciclo, a beneficio non solo dell’ambiente, ma anche dei suoi clienti.

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